I nostri «Classici»

di Lanfranco Binni e Marcello Rossi

I nostri ClassiciAllegato al numero di gennaio 2015  della rivista gli abbonati troveranno il primo volume di una nuova collana dedicata ai classici del pensiero politico e della letteratura: autori e testi legati alla lunga e complessa attenzione politica e culturale del «Ponte» di ieri e di oggi, dall’antichità classica all’umanesimo rinascimentale, all’illuminismo, al socialismo, all’anarchismo e al comunismo, su una linea di pensiero che ha sempre scelto e continua a scegliersi i propri autori di riferimento, di riflessione e di studio. I volumi dei «Classici», pubblicati in coedizione tra il Ponte Editore e il Fondo Walter Binni, usciranno con una cadenza sostanzialmente bimestrale allegati alla rivista; saranno inoltre distribuiti in libreria separatamente, e liberamente scaricabili in pdf dai siti www.ilponterivista.com e www.fondowalterbinni.it. per assicurarci la loro più ampia e libera diffusione.

Abbiamo deciso di impegnarci in questa nuova iniziativa editoriale per ragioni che vogliamo dichiarare. La ragione principale è la nostra valutazione dello stato della cosiddetta «sinistra» italiana, una sinistra di sistema (governativa e non) sempre più al servizio delle devastazioni del capitalismo finanziario e complice di una spaventosa regressione politica e culturale; la precarizzazione del lavoro, la distruzione della scuola pubblica, la rimozione attiva delle tradizioni di lotta per la democrazia e il socialismo, l’uso dei mass media per diffondere i veleni di una falsa modernità che alla storia e ai suoi conflitti oppone l’unico presente della mercificazione e del consumo, sono aspetti di uno stesso disegno. Nella situazione italiana a tutto questo si aggiunge il peso insostenibile di un sistema politico profondamente corrotto, oligarchico e trasformista, in continuità con la tradizione mai superata della “modernità” del fascismo.

La seconda ragione è legata alla prima: i bombardamenti economici di una crisi strutturale non riformabile stanno producendo, anche nell’invecchiata e stremata Italia, reazioni (limitate ma non irrilevanti) di delegittimazione del sistema politico, negandone la credibilità (il crescente astensionismo elettorale porta anche i segni dell’opposizione e del rifiuto di collaborare con un sistema politico mafioso e criminale), negando consenso e partecipazione; su questo terreno complesso e confuso, ampiamente diffuso nei ceti medi e popolari, agiscono le pulsioni più diverse, dall’egualitarismo alla difesa dell’ambiente, dal populismo al razzismo, all’individualismo.

In questa situazione difficile e inquietante, determinata da strategie internazionali finanziarie e di guerra, da precisi compiti geopolitici assegnati all’Italia dall’Europa e dagli Stati Uniti, la critica del capitalismo e delle sue dinamiche di asservimento resta una priorità, sui due fronti dell’analisi del presente e della ricostruzione di una cultura socialista e libertaria, retroterra indispensabile della formazione di soggettività autonome e rivoluzionarie. La sinistra di sistema si autodefinisce liberale: è l’estremo approdo della lunga deriva degli apparati del Pci, dallo stalinismo alla svolta di Salerno, al compromesso storico con la Dc, al Pd «partito della nazione». Una pretesa tradizione liberale (da Croce a Bobbio) è la copertura ideologica del liberismo più spregiudicato. L’«altra Italia» di ampi settori elettorali della sinistra istituzionale, l’altra Italia minoritaria degli eretici di area socialista e comunista, di chi sperimenta (fin dagli anni quaranta del Novecento) le possibilità di un’altra “democrazia”, diretta e dal basso, anticapitalista, egualitaria, internazionalista, non può non confrontarsi con le parole, le idee, gli autori, le esperienze del nostro dinamico retroterra culturale. Non è un caso che sia «Il Ponte», forte della propria tradizione di pensiero critico fin dagli anni dell’antifascismo e della Resistenza, a riproporre classici del pensiero politico e della letteratura spesso dimenticati, rimossi, oggetto di revisionismo storico, in un paese in cui i poteri oligarchici si nutrono dell’ignoranza pianificata dei sudditi.

Procederemo in ordine sparso, unici responsabili delle nostre scelte, proponendo testi che di titolo in titolo contribuiranno a tracciare un percorso a più dimensioni, ricollegando fili interrotti, rileggendo nel presente e dal presente la storia e i suoi movimenti, i suoi conflitti, le sue rotture. Cominciamo con Paul Lafargue (Il diritto all’ozio, La religione del Capitale) che già negli anni ottanta dell’Ottocento centrava la questione del lavoro, del suo senso nelle condizioni del capitalismo, e della religione come strumento di asservimento. Proseguiremo con i pensieri politici di Leopardi nello Zibaldone, con la «Congiura degli eguali» di Babeuf-Buonarroti, con il Protagora di Platone, Della tirannide di Alfieri, per poi incontrarci con Fourier, Lucrezio, Étienne de la Boétie, Feuerbach, Pisacane, Louise Michel, Paul Nizan, Averroè, Rosa Luxemburg, D’Holbach, Diderot, Marat, Sade, i giacobini italiani, Marx, Cafiero, Matteotti, Mao, Leroux, Capitini e tanti altri. Non saremo eurocentrici né troppo prevedibili. I percorsi del pensiero critico non conoscono confini, e la lotta per la democrazia e il socialismo, nonostante le sue difficoltà storiche nell’esausta Europa è in grande sviluppo in tante aree del mondo: in America Latina, in Asia, in Africa. Ed è terreno di conflitto e progettazione politica nella stessa area “atlantica”, in Europa e negli Stati Uniti. Ovunque e sotto qualunque regime le questioni centrali sono il superamento del modo di produzione capitalistico e la costruzione di società egualitarie capaci di sviluppare liberamente il potenziale umano di ognuno di noi, liberato dagli orrori economici e culturali del capitalismo. La consegna luxemburghiana «socialismo o barbarie» è più che mai attuale.

I nostri «Classici» li tratteremo a modo nostro: non saranno pretesti per dissertazioni più o meno accademiche, i curatori si limiteranno a introdurli “dal presente”, con lo strabismo storico necessario, ma solo per affidare ai lettori nel modo più diretto la voce degli autori, corredata di un apparato di note indispensabili e di indicazioni bibliografiche essenziali per approfondirne la conoscenza. Insomma, strumenti di lettura e di studio con cui il lettore entri in rapporto con i testi senza eccessive mediazioni.

A chi ci rivolgiamo? In primo luogo agli abbonati del «Ponte», una vasta area culturale di intellettuali, insegnanti, studenti, cittadini dell’«altra Italia» che non si riconosce nei riti della sudditanza più o meno volontaria. Nello stesso tempo ci rivolgiamo alle numerose situazioni in movimento, nelle scuole e nelle fabbriche, nelle reti sociali (reali e virtuali), nelle esperienze di autorganizzazione e di pratiche democratiche dal basso, eredi di quell’«anomalia italiana» (un forte movimento operaio, le lotte operaie e studentesche degli anni sessanta-settanta) sulla quale si è abbattuta la normalizzazione del craxismo e del berlusconismo negli anni ottanta-novanta, dilagata successivamente anche a sinistra. È un’area di opposizione dispersa, carsica, spesso ridotta all’afasia, colpita duramente dalla crisi economica e morale di un paese ostaggio del malaffare oligarchico, ma ricca di esperienze vissute di lotta politica. Su questa frattura tra i movimenti egualitari degli anni sessanta-settanta e le mutazioni strutturali della società italiana attuale, tra proletariato storico e nuova composizione di classe del paese, si può e si deve intervenire con un attento lavoro di ricomposizione culturale e politica di quelle «nostre verità» che Fortini nell’estremo messaggio di Composita solvantur raccomandò di proteggere.

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