1 Novembre 2011
pubblicato da Il Ponte

Luigi Anderlini 1921-2001

Numero 11 novembre 2011 Prezzo € 20.00

Luigi AnderliniA cura di Giambattista Scirè

Luigi Anderlini, che gli amici – e io tra questi – hanno sempre chiamato «Gigi», arrivò al Ponte in pianta stabile nel 1986, dopo la morte di Enzo Enriques Agnoletti. Fu proprio lui a commemorare Enzo nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, e in quell’occasione si dichiarò disponibile ad aiutare il Ponte.
Lo presi in parola perché in un breve lasso di tempo avevamo perso due firme prestigiose: quella di Tristano Codignola e quella di Enzo. Gigi Anderlini ovviamente non poteva riempire questi due grandi vuoti, ma sarebbe stato comunque prezioso per i suoi rapporti con il Palazzo e per la sua fine conoscenza dei meccanismi della prassi politica.
E non mi sbagliavo. Gigi infatti ci fu di grande aiuto sia durante la frettolosa fine del Pci, voluta incautamente da Occhetto, sia durante Tangentopoli, quando vedemmo prendere corpo concreto alcune nostre ipotesi contro il craxismo. Quell’Anderlini che aveva combattuto contro il Piano Solo, che non aveva accettato l’unificazione con i saragattiani e che accanto a Parri aveva dato vita a un interessantissimo raggruppamento politico quale fu la Sinistra Indipendente, tornò a battersi dalle colonne del Ponte e dette prova della sua intransigenza di fronte ai problemi su cui – come egli era solito dire – non era possibile trattare.
Andrea Ricciardi, da par suo, ha ricostruito con estrema chiarezza l’azione di Anderlini al Ponte e perciò non voglio cadere in inutili ripetizioni. Voglio solo testimoniare del rapporto chiaro, sano e disinteressato che Gigi ha avuto con il Ponte e della grande amicizia che è intercorsa tra me e lui.
A dieci anni dalla sua scomparsa, con grande piacere – e anche con una qualche commozione –, con l’aiuto sia di alcuni giovani e valenti storici sia di vecchi amici, ai quali tutti rivolgo il piú caldo ringraziamento, abbiamo realizzato questo numero monografico. Gli era dovuto.
Marcello Rossi

Scritti di: Giorgio Napolitano, Marcello Rossi,  Andrea Ricciardi,  Fabrizio Battistelli, Dario Orzali, Giuseppe De Lutiis, Tommaso Nencioni, Andrea Becherucci, Tullia Carettoni Romagnoli, Emanuele Macaluso, Adriano Ossicini, Alberto Provantini, Alfredo Casiglia, Giambattista Scirè.

1 Novembre 2009
pubblicato da Il Ponte

Cesare Luporini 1909-1993

Numero 11 novembre 2009 Prezzo € 10.00

 Cesare LuporiniApprezzo molto l’idea de «Il Ponte» di dedicare un numero monografico della prestigiosa rivista a Cesare Luporini nel centenario della sua nascita. Pur non essendo toscano d’origine, Luporini lo è stato certamente per elezione, piú che per adozione. Voglio dire che – insegnando prima a Pisa e poi a Firenze – ha sentito forte il legame con la regione (e le città) nella quale ha vissuto buona parte della propria vita.
È doveroso ricordarlo. Di piú: ricordarlo ci aiuta a ripensare il nostro passato e a tenerlo d’insegnamento per il presente, facendo tesoro proprio della grande produzione intellettuale del filosofo e del militante e dirigente del Partito comunista.

È qui che voglio e posso ricordare Cesare Luporini. Ha avuto una formazione filosofica molto vicina all’esistenzialismo, ma è stato un grande interprete del pensiero marxista e gramsciano. Con ciò si è distinto come il classico esempio dell’intellettuale organico e in questa sua veste di studioso, di ricercatore, di insegnante rigoroso ha fatto per molti anni politica, ricoprendo incarichi negli organismi dirigenti locali e nazionali del Partito comunista italiano per il quale fu anche senatore fra il 1958 e il 1963, nel corso della terza legislatura.

Quando Occhetto annunciò, il 12 novembre 1989, la svolta della Bolognina, che portò allo scioglimento del Partito comunista italiano il 3 febbraio 1991, Luporini si dichiarò contrario e fu tra gli animatori di quella grande manifestazione che si tenne a Roma al Teatro Eliseo il 22 gennaio del ’90. Era il luogo dove anni prima Enrico Berlinguer aveva chiamato a raccolta gli intellettuali italiani perché portassero il loro contributo alla linea dell’austerità che il leader del Pci aveva proposto nel 1977, in un difficilissimo momento a cavallo fra il «compromesso storico» e la denuncia della questione morale.
Gli organizzatori della manifestazione del “no” alla svolta, sentendosi minoranza, pensarono che il ridotto dell’Eliseo potesse bastare loro, ma dovettero all’ultimo momento spostarsi nel teatro vero e proprio per ospitare i 1.200 che si presentarono all’appuntamento. Certo, furono anni di grandi lacerazioni quelli, e tutti noi che li abbiamo vissuti, da una parte o dall’altra della barricata, li ricordiamo con le sincere passioni e convinzioni che ci hanno contraddistinto e guidato, ma anche con l’amarezza di aver visto allontanarsi amici e compagni con i quali avevamo condiviso tanto e tanto della nostra vita.
Anche per questo credo che l’Ulivo prima e il Pd poi, col tentativo di riunificare anime diverse ma solidali e di perseguire unità piú ampie, siano felici progetti che hanno bisogno di giungere quanto prima a pieno compimento.

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1 Luglio 2009
pubblicato da Il Ponte

Nord-Sud. Un gioco di prospettiva

Numero 7 luglio-agosto 2009 Prezzo € 10.00

Nord-SudA cura di Giorgio Ricchiuti

Il presente numero de «Il Ponte» nasce da informali discussioni che si sono svolte fra dottori e dottorandi dell’Università degli Studi di Firenze. Gli autori sono tutti membri, passati e presenti, del dottorato in Politica ed Economia dei Paesi in via di sviluppo, il terzo livello formativo della filiera dell’Economia dello sviluppo presso la Facoltà di Economia.
Il numero nasce dall’esigenza di condividere i propri personali percorsi formativi e trovare/costruire un ponte fra le diverse (e diversificate) esperienze di questo specifico gruppo e una lettura comune all’interno dei diversi ambiti in cui si svolge la ricerca degli autori. Peculiarità del dottorato, e dell’economia dello sviluppo in generale, è quella di affrontare diversi argomenti e di raccogliere giovani studiosi con percorsi formativi e approcci metodologici eterogenei.
Proprio l’eterogeneità ha generato i tre elementi portanti di questo numero: una lettura comune degli argomenti studiati (invece di un comune argomento), la sperimentazione di un approccio partecipativo alla creazione del numero e, infine, la consapevolezza che identificare i Paesi in via di Sviluppo o i Paesi Emergenti dipenda piú dall’argomento trattato che da una immanente e clear-cut definizione accademica.
Fin da subito è emersa la difficoltà di costruire un numero monografico su uno specifico argomento (migrazione, povertà, disuguaglianza sociale, ecc.), date le differenze degli specifici interessi di ricerca dei componenti del gruppo. Allo stesso tempo è stata privilegiata la discussione e la ricerca (all’interno delle proprie linee di ricerca) di una lettura comune piuttosto che l’avvio di un programma di ricerca su un comune argomento che da una parte avrebbe comportato tempi troppo lunghi (prescindendo dagli obiettivi del «Ponte») e dall’altra avrebbe incontrato da subito il limite (per me insanabile) di non partire da un sentire individuale.
Dopo una discussione approfondita è emersa la volontà di analizzare diverse problematiche da un doppia prospettiva basata sulla dicotomia Paese in via di Sviluppo e Paese Sviluppato. L’obiettivo è quello di far emergere diversità di visione, di interessi, di “strutture”, mettendo in luce come alla base del conflitto – reale o potenziale – fra Nord e Sud del mondo vi sia un’ampia eterogeneità nei contesti storico-antropologico-istituzionali dei diversi paesi. Da tale lettura abbiamo cercato di trarre indicazioni di metodo e di “status” della scienza economica.

1 Luglio 2008
pubblicato da Il Ponte

Letteratura &

Numero 7 luglio-agosto 2008 Prezzo € 15.00

LetteraturaA cura di Carlo Bordoni

Quando la direzione del «Ponte» mi ha chiesto di dar corso a un numero speciale sulla letteratura, ho pensato a un equivoco. Il fatto di essermi occupato in passato di sociologia della letteratura non mi qualificava, di per sé, come esperto di letteratura, né tantomeno come critico militante. Ma la direzione del «Ponte» non voleva un fascicolo per addetti ai lavori, redatto in rigoroso linguaggio specialistico, bensí una cosa piú agile, aperta e, soprattutto, non accademica. Il che suonava alle mie orecchie come un invito allettante a mettere insieme contributi diversi fra loro, persino insoliti o almeno imprevedibili. Ma soprattutto godibili, come può esserlo un discorso a piú voci che rompe con la tradizione consolidata dei rendiconti paludati dal piglio autorevole. Lo scopo era dunque segretamente ambizioso: fare il punto sulla condizione attuale della letteratura oggi, di fronte all’imperversare di nuove forme di comunicazione in cui la scrittura è ridotta a un ruolo ancillare e, poi, avvicinare ai temi letterari persone (in particolare i piú giovani) che si potrebbero dimostrare potenziali lettori. Anche lettori di ritorno. Perché persino alla lettura (e alla letteratura) si può ritornare, stanchi delle sollecitazioni televisive. La grande scommessa sta proprio nel tentare questa operazione attraverso una rivista politica come «Il Ponte», che ha sempre dimostrato un’attenzione non occasionale per i problemi e per le tematiche culturali e che si presenta in libreria con una veste sobria, priva di quell’apparato iconografico che di solito accompagna i prodotti destinati ad attrarre un pubblico sempre piú distratto.

Perché questa operazione fosse possibile era necessario chiedere la collaborazione di persone diverse, non necessariamente specialisti di letteratura: durante la fase preparatoria ho anzi scoperto che proprio gli specialisti in letteratura cercano di non affrontare il compito di una valutazione sintetica della loro disciplina. La considerano un terreno minato su cui è sconsigliabile avventurarsi. Temono di sbilanciarsi in prese di posizione definitive, da cui poi è difficile prendere le distanze. La considerano un’operazione rischiosa che non è (mai) il momento di tentare. Un esempio per tutti: sarebbe stato interessante sapere da Alberto Asor Rosa che ne pensa, adesso, della letteratura a quasi mezzo secolo di distanza da Letteratura e popolo (Samonà & Savelli, 1965), ma temo che difficilmente avremo una risposta diretta, a causa delle riserve che un’operazione del genere comporta. Meglio non dire.

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1 Aprile 2008
pubblicato da Il Ponte

Il cinema non è il cinema

Numero 4 aprile 2008 Prezzo € 10.00

Il cinema non è il cinemaUn numero in cui si prende in esame l’idea che proprio il rapporto tra film, autore e genere sia il punto nevralgico da mettere a fuoco. E questo punto, se si ripercorre la storia del cinema, è al centro delle discussioni piú o meno da sempre: perché, quanto piú il cinema si è andato allontanando da quel periodo felice e iniziale in cui essere autori ed essere codificatori di un genere (come Ford per il western o Lubitsch per la commedia brillante) era la stessa cosa, tanto piú è diventato problematico il rapporto tra l’autore e il genere e, conseguentemente, tra il cinema d’arte e il cinema commerciale o d’intrattenimento.

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1 Gennaio 2008
pubblicato da Il Ponte

Altri riformismi, Filippo Turati

Numero 1 gennaio-febbraio 2008 Prezzo € 10.00

Filippo TuratiA cura di David Bidussa e Andrea Panaccione.

Nell’annunciare questo speciale nello scorso numero della rivista (dicembre 2007), avevamo già rapidamente anticipato i contenuti dei diversi contributi: gli anni della formazione culturale, dell’apprendistato politico, della «Critica sociale»; il confronto con Marx e con il marxismo; l’attività di educatore al socialismo e il rapporto tra organizzazione e formazione culturale; la visione del proletariato e delle sue stratificazioni e il rapporto con il movimento sindacale; la crisi del dopoguerra e la scissione del movimento operaio; l’attività nella Seconda Internazionale e poi, dopo lo sconvolgimento della guerra, nell’Internazionale operaia e socialista.

Il nesso tra cultura e politica  indicato nei diversi contributi come essenziale per capire il senso del progetto politico di Turati, i caratteri costruttivi del suo socialismo e i suoi risultati, come gli elementi di crisi e di sconfitta in una mutata situazione storica  era già un filo di riflessione di alcuni testi importanti, e poco conosciuti, dedicati a Turati subito dopo la sua morte, e che abbiamo voluto riprodurre. Era sicuramente il criterio di interpretazione del testo piú importante, quello di Carlo Rosselli su Filippo Turati e il socialismo italiano («Quaderni di “Giustizia e Libertà”», giugno 1932), che non abbiamo potuto riprodurre per lo spazio che avrebbe preso una sua necessaria pubblicazione integrale, ma i cui motivi ispiratori circolano ampiamente in questo numero: il testo di Rosselli era anche un esempio di un modo di porre il rapporto tra passato e presente in cui la sottolineatura degli elementi di novità, e anche di rottura, rispetto a una precedente fase storica non esimeva dall’obbligo di fare i conti con un patrimonio di esperienze, comprenderne le ragioni e i condizionamenti.

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