10 Febbraio 2005
pubblicato da Il Ponte

Americanismo, in fondo a destra

Numero 2 febbraio-marzo 2005 Prezzo € 15.00

AmericanismoPerché la volontà americana, ferrea, unilaterale e incondizionata, di portare la guerra in Medio Oriente, apparsa agli occhi di molti come una decisione assunta in modo pregiudiziale, ha trovato in Italia un’adesione ampia (soprattutto nell’area politica e culturale del governo di centrodestra) incapace anch’essa di accogliere gli inviti alla prudenza, alla moderazione, alla negoziazione che la situazione esigeva?
Il sostegno incondizionato alla guerra “americana” potrebbe aver avuto e continuare oggi ad avere anche una ragione identitaria per fini di politica interna? In altre parole, il tentativo degli ultimi anni di costruire in Italia un’egemonia e un blocco culturale e politico di e della destra non trova finalmente in questo atteggiamento un terreno di visibilità verso l’esterno e di riconoscimento reciproco tra le sue diverse anime?
Questo monografico si interroga sul tema, proponendo letture finalizzate a disarticolare analiticamente questo blocco, di natura ancora magmatica e in via di definizione, a tratteggiare cioè una mappatura delle differenti parti che lo compongono, nel confronto con la cultura politica e le politiche americane cui questa destra si ispira.

Scritti di Luca Baccelli, Luca Baldissara, Giovanni Borgognone, Roberta Carlini, Rita di Leo, Paolo di Motoli, Shadia B. Drury, Francesco Garibaldo, Rino Genovese, Fabio Giovannini, Piero S. Graglia, Vincenzo Lavenia, Maria Grazia Meriggi, Michela Nacci, Adele Oliveri, Leone Porciani, Giovanni Ruocco, Giampasquale Santomassimo, Antonio Tricomi.

1 Marzo 2003
pubblicato da Il Ponte

Guerre à gogo

Numero 3 marzo 2003 Prezzo € 16.00

Guerre«In quanto modello, l’Unione Sovietica è inammissibile […]. Detto ciò, se l’Unione Sovietica non esistesse, gli americani sarebbero i padroni del mondo. È meglio che ci sia questa rivalità, piuttosto che una potenza regnante, perché nella rivalità c’è almeno una qualche apertura, mentre con un’unica potenza dominante, per fare qualcosa di nuovo occorre aspettare il suo declino, il suo deperimento». Chi parla è Henri Lefebvre che nel dicembre 1983 rilasciava un’intervista al «Ponte». Ho riportato in apertura questo pensiero lefebvriano perché questo nostro “speciale” gira fondamentalmente intorno all’idea che gli americani sono, o tentano di essere, i padroni del mondo. E questa non è una nostra impressione. Si legga il documento che espone la cosiddetta dottrina Bush (The National Security Strategy oh the Ynited States) e che è stato il punto di riferimento di Antonio Gambino per il suo libro Perché non possiamo non dirci antiamericani: ogni dubbio sarà fugato. Che l’operazione riesca loro è altro discorso, e gli anni a venire daranno le dovute risposte. Oggi dobbiamo prendere atto di questo stato di cose e su di esso fondare le nostre analisi del presente e del futuro.

In quest’ottica la guerra all’Iraq di Saddam Hussein non è un evento particolare che tende a ristabilire un ordine preesistente, è un quid novi che propone un nuovo ordine, la pax americana. A dimostrazione di questa tesi, in questo numero abbiamo voluto preporre alla trattazione della guerra e del dopoguerra una serie corposa di articoli sulle mire statunitensi riguardo al nuovo ordine mondiale e che mostrano come Saddam Hussein sia stato solo il pretesto per innescare la miccia delle operazioni. Un po’ come il lupo e l’agnello di esopiana memoria. Con questo non vogliamo dire, ovviamente, che Saddam sia stato l’agnello, ma che qualunque cosa avesse fatto, non sarebbe bastata a evitare l’invasione anglo-americana. Le fantomatiche armi batteriologiche, gli altrettanto fantomatici aiuti ai terroristi di al Qaeda, la dittatura con la conseguente oppressione e repressione del popolo curdo e sciita, erano solo il casus belli e poco importa se agli occhi della diplomazia internazionale sono sempre apparsi poco credibili o addirittura inconsistenti (vedi le recenti dichiarazioni di Blix): ciò che conta è far capire a tutti chi comanda nel mondo: o si è con gli americani o contro. Da qui il problema Onu, il problema Nato, il problema Francia-Germania-Belgio o, come dicono alla Casa Bianca, il problema “vecchia” Europa.

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