Mirra

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Vittorio Alfieri

a cura di Giovanna Lo Presti

144 pagine

EAN: 9788888861609

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Descrizione

Nella stagione fecondissima che si colloca tra il 1784 e il 1789, Vittorio Alfieri, mentre scrive il Panegirico di Plinio a Traiano (marzo 1785), conclude il trattato Del Principe e delle Lettere, riprende l’abbozzo del trattato Della Tirannide (gennaio 1786), compone anche Mirra, che, con Saul, è considerata il vertice del teatro tragico alfieriano.

Nella reggia di Cipro vive Mirra, circondata dall’affetto dei suoi genitori, Cecri e Ciniro, amata dalla nutrice Euriclea e da Péreo, suo prossimo sposo. Eppure, nella dimora regale alberga un orrore e una solitudine più grandi di quelli che incombono su tanti eroi tragici alfieriani. L’ “infausta reggia” è il luogo che fa da scenario ad un incubo mostruoso, uno di quegli incubi tanto più angosciosi quanto più toccano quello che dovrebbe essere quotidiano, domestico, rassicurante.

Mirra, estrema, radicale, metamorfica versione del tiranno alfieriano è insieme despota e martire, e vive l’ultima sua luttuosa giornata in un alternarsi di sofferenza e stravolto, sottile esercizio di quel potere che le deriva dal fatto di essere depositaria di un segreto celato a tutti gli altri.  Contaminata dall’aspetto demonico di Eros, Mirra è persa in un labirinto in cui, ad ogni svolta, è possibile trovarsi faccia a faccia con il Minotauro. La fanciulla è tormentata dal desiderio assoluto che lavora dentro di lei, e che tenta di trasformarla, da figlia “unica” e “rara”, in amante del padre; le sue sono le pene del vampiro che si sforza di non azzannare la vittima e intanto languisce, mentre la sete dell’elemento vitale si fa sempre più forte, mentre la capacità di resistere diviene sempre più debole, sino all’esplosione che precede la confessione: “Amo, sì; poiché a dirtelo mi sforzi; / Io disperatamente amo, ed indarno”.

 

L´unica vostra, e troppo amata figlia
Son io, ben so. Goder d´ogni mia gioia,
E v´attristar d´ogni mio duol vi veggo;
Ciò stesso il duol mi accresce. Oltre i confini
Del natural dolore il mio trascorre;
Invan lo ascondo; e a voi vorrei pur dirlo,…
Ove il sapessi io stessa.