La telefonata di Obama a Netanyahu

Obamadi Vincenzo Accattatis

Importante la telefonata di Obama a Netanyahu, due giorni dopo la sua elezione – da analizzare con cura, banalizzata e manipolata dai mass media italiani, che, in buona sostanza, hanno scritto: Obama ha sí ritardato le congratulazioni a Netanyahu per la sua vittoria, ma, alla fine, le ha fatte.

Le pretese congratulazioni. Come un imperatore che parli a un suo vassallo, Obama sostanzialmente gli ha detto: “caro Netanyahu questa volta hai passato proprio il segno, sicché sono costretto a dirti, chiaro e tondo, che sono in completo disaccordo con te. L’Amministrazione Usa vuole «due popoli, due Stati», non un solo Stato coloniale (Israele) che occupi sempre piú territori palestinesi”.

«Gli ho detto che, tenuto conto della sua dichiarazione in campagna elettorale, sarà difficile costruire pace e sicurezza nella regione» (Reuters, Barack Obama: Netanyahu comments make Palestinian negotiations harder, «The Guardian», 22.03.2015). “L’Amministrazione Usa vuole uno Stato democratico che viva in completa tranquillità e sicurezza – non è democratico uno Stato di Israele, come da te concepito, che opprime i palestinesi, che occupa i loro territori”.

Obama gli ha detto, inoltre, che occorrono non negoziati finti, che si prolungano all’infinito, ma negoziati reali e seri, fatti in buona fede, con l’animo di trovare la soluzione. Gli ha ribadito: “la tua dichiarazione, fatta in campagna elettorale, è inaccettabile, devi rimangiartela immantinente, e Netanyahu immantinente se l’è rimangiata perché il suo ‘capo’ – piaccia o non piaccia ai repubblicani allo sbando americani – ha parlato con chiarezza” (P. Beaumont, Netanyahu backtracks on rejecting two states, but damage is already done, «The Guardian», 20.03.2015).

«L’ho preso in parola», se lui lavora per costruire un solo Stato dominante, per realizzare il risultato da noi voluto noi dobbiamo battere altre strade, in disaccordo con lui. Non tollereremo oltre «la caotica situazione attuale». Testuale: … we are going to continue to insist that, from our point of view, the status quo is unsustainable.

Dovrebbe essere un punto fermo per tutti gli europei.

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