Ulteriore “tegola” su Renzi e il governo piddino: i sacchetti

Sacchetti biodi Mario Monforte

È vero che non sarà primaria la volontà di “favorire” la maggiore ditta produttrice di sacchetti, che l’obbligo di pagamento dei sacchetti consegue all’applicazione di una «direttiva europea», che l’aggravio per la “gente” non sarà enorme (i calcoli delle associazioni dei consumatori stimano un costo da € 5 a un massimo € 20 l’anno). Quindi, si afferma da parte del Pd-r(renziano) & annessi e connessi di fronte al vespaio suscitato da tale obbligo, «molto rumore per nulla», anzi per qualcosa di necessario e giusto: ecologico, ambientalista.

Ma è ugualmente senz’altro vero che la proprietaria della sopradetta ditta è frequentatrice di kermesse renziane alla «Leopolda» e ha ricevuto incarichi dal governo Renzi (e ne ricaverà un buon incremento degli affari, magari anche con altre imprese affini); che la «direttiva» dell’Ue (ricordiamolo sempre: non dell’Europa, che è un’espressione geografica) non prevedeva affatto l’obbligo di pagamento dei sacchetti per l’acquisto di frutta, verdura, etc., e dunque si è soggetti a uno zelo non richiesto (“ancora meglio, ancora di piú”); che tutti i sacchetti erano comunque già compresi nei prezzi del complesso dei prodotti e che, quindi, li si pagheranno due volte; che l’“idea” ecologico-ambientalista (dell’Ue, del governo & degni compari) è sostanzialmente quella dell’«inquinatore-pagatore», ossia “chi inquina deve pagare per l’inquinamento”, il che significa mettere al primo posto il “soldo” (valore di scambio in denaro: capitale) e le imprese che operano nei campi relativi (investimenti di capitale e profitti) supportate da obblighi legali di pagamenti (lo Stato in funzione del capitale), subordinando a tali imperativi la “questione” ecologico-ambientale, che in tal modo rimane intatta o quasi, foglia di fico (rimbombata da media, scuola, etc. per farla diventare luogo comune e diffuso, teso a impegno generale e personale permanente) di un altro campo di operazioni (del capitale e del suo profitto), come la green economy nel suo complesso.

Mentre sul piano dell’ecologia e dell’ambiente andrebbe fatto ben altro (che si riassume nel far declinare l’industria basata sul petrolio e sul connesso sistema dei trasporti, insieme alla rottura della cementificazione urbana e interurbana, al ripristino e salvaguardia del territorio, interrellati alla ripresa e salvaguardia dell’agro-alimentare), e rispetto ai sacchetti andrebbe eliminata ogni confezione che includa plastica, pellicola, polistirolo, etc., usando carta, sporte, vuoti in vetro di riciclo, etc., quest’ultimo obbligo di pagare i sacchetti va solo a scapito della “gente”, in primo luogo di coloro per cui è un gravame già essere costretti a spendere 1 € in piú (nel processo in corso, dovuto alla fase presente del capitalismo e ai suoi organismi come l’Ue e gli Stati membri, alla «società dei due terzi» rovesciata, dove solo un terzo è inserito, e due terzi sempre piú lo sono meno, o con difficoltà, o poco, o male, o per niente).

E dunque, certo il costo dei sacchetti non è poi elevato per ogni persona o famiglia, e “spalmato” su un anno (tuttavia è bell’incasso se si conta tutta la popolazione), ma è un balzello in piú e a favore non di ecologia-ambiente, bensí di profitti altrui, che si somma alla raffica di aumenti che hanno segnato l’inizio del 2018, con ulteriori costi ineludibili (luce, gas, telefono, autostrade, insieme a quelli già in atto di acqua, assicurazioni auto, etc.), che, oltre all’aggravio dei costi, non porteranno niente alla massa della popolazione (e seguono la complessiva “logica” dei profitti su profitti, sostenuti dall’Ue, dagli Stati membri, dalla Stato italico con i suoi zelanti subalterni governi). È un’ulteriore “tegola” su Renzi, Pd(-renziano), governo piddino: un altro apporto allo sfascio meritato di questa banda, che si manifesterà appieno nelle ormai prossime elezioni.

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