Breve nota, non del tutto frivola, sulla linguistica rivoluzionaria

Linguisticadi Giancarlo Micheli

La querelle, che ha visto vari contributi – ciascuno non scevro d’interesse e perspicacia – impilarsi sul foglio informatico del «Ponte» nell’ultimo mese, potrebbe essere interpretata sotto varie categorie astratte, qual è costume epistemologico sotto le strutture della miseria capitalistica al tempo in cui essa è venuta a maturazione per reclamare diritti di proprietà sul genoma umano e sull’intelligenza residua, di cui l’artificiale è ormai la valuta che ne realizza la frenetica e angusta circolazione, cionondimeno ritengo sia ragionevole scegliere, in prima istanza, la prospettiva del materialismo dialettico: la libertà concessa nelle attuali condizioni è quella compatibile alla realtà dei rapporti sociali di produzione (economica, ma su un piano ancora più concreto e basilare, linguistico-cognitiva), la libertà di partecipare all’atroce espropriazione del vivente intesa all’accumulo del capitale, feticcio di morte e non vita.

La libertà, giovevole invece a un’emancipazione in senso socialista e che non ricada nelle regressioni storicamente appurate, rimane dunque da conquistare, e la fraternità – quella che ha dato segno di sé nelle lotte del proletariato, dalle primitive forme del mutuo soccorso o di tipo corporativo legato ai cicli primitivi della manifattura, fino alla nascita del sindacato d’industria, alle metodologie di ricerca condivisa e altro – è il necessario presupposto affinché ciò sia possibile. L’eguaglianza, in termini di pari diritto e facoltà di accedere al pieno sviluppo di sé in armonia con gli altri, quindi di superamento della coercizione economica, politica e finanche giuridica, di progresso infine umano all’alba della coscienza di specie, sarà la conseguenza della prosecuzione vittoriosa di tali lotte.

Per quanto attiene a un’eventuale profondità di visione storica con la quale suffragare questa interpretazione, icastica e facilmente controvertibile data la disparità delle forze in gioco nell’attuale frangente, sono persuaso di aver fatto del mio meglio nel Romanzo per la mano sinistra, con qualche riuscita sul piano dell’arte, se è vero che italianisti e storici della letteratura ne hanno apprezzato qualche merito e alcuni lettori vi hanno prestato amorevole cura.

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