Un pezzo mancante del marxismo

di Bruno Jossa

1. Un tema che Marx non ha chiarito abbastanza e su cui i marxisti non sono ancor oggi concordi è quale sarà il nuovo modo di produzione che emergerà dalle ceneri del capitalismo.

Il materialismo storico sostiene che l’economia determina fondamentalmente la politica e che il processo storico non avviene in modo continuo (come prima di Marx abitualmente si credeva), ma attraverso una successione di modi di produzione, ciascuno dei quali nasce, cresce e muore, secondo regole che gli studiosi sono tenuti a spiegare.

Nella visione di Marx i modi di produzione sono i seguenti. Finora abbiamo avuto il modo di produzione antico, il feudalesimo e il capitalismo e a essi seguiranno il socialismo e il comunismo. Per molto tempo, tuttavia, i marxisti hanno pensato che per socialismo dovesse intendersi la pianificazione centralizzata. E, dato che le esperienze di pianificazione centralizzata che si sono avute in Unione sovietica e altrove sono state fallimentari, oggi i marxisti non sono più concordi nel dire se dopo il capitalismo ci sarà un nuovo modo di produzione e quale esso sarà, sicché oggi è corretto dire che nel marxismo quale sarà il futuro dopo il capitalismo è un pezzo di teoria mancante.

2. Nella mia opinione, il modo di produzione che si avrà dopo il capitalismo è un sistema d’imprese gestite dai lavoratori in un’economia di mercato. Questo è un sistema per il quale si può dire che in esso è il lavoro che assume capitale e che realizza, pertanto, rispetto al capitalismo, un capovolgimento del rapporto capitale/lavoro. Ciò consente di parlare a riguardo di rivoluzione.

Ma perché Marx non individuò in un sistema d’imprese gestite dai lavoratori il nuovo modo di produzione che avrebbe sostituito il capitalismo? Un sistema d’imprese gestite dai lavoratori elimina lo sfruttamento e, data l’importanza che Marx attribuì alla teoria del valore lavoro e alla connessa idea di sfruttamento, non è facile capire perché egli non disse con chiarezza che un sistema d’imprese gestite dai lavoratori sarebbe stato il nuovo modo di produzione post-capitalistico.

Sulle imprese cooperative Marx, è vero, una volta ha scritto: «Queste fattorie mostrano come, ad un certo grado di sviluppo delle forze materiali di produzione, e delle forme sociali di produzione a esse corrispondenti, si sviluppa un nuovo modo di produzione… Le società per azioni capitalistiche come le imprese cooperative dovrebbero esser viste come forme di transizione dal modo capitalistico di produzione a quello associato».

Ma perché, allora, il Marx anziano non fu più convinto che un sistema d’imprese cooperative fosse il nuovo modo di produzione che avrebbe sostituito il capitalismo? Dopo la Comune di Parigi del 1870, infatti, è noto, che egli cominciò a perdere fede in un movimento che in precedenza indubbiamente aveva considerato come un nuovo di produzione. Questo cambiamento, in parte, fu causato da un calo nel livello di performance delle cooperative e dalla convinzione che il movimento non era stato all’altezza delle aspettative. Bernstein, per esempio, era convinto che le cooperative di produzione non avevano futuro. Ma il problema è ancora poco chiaro. E ciò spiega perché per tanto tempo si è creduto che il socialismo fosse la pianificazione centralizzata.

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