Siena tra fedeltà e innovazione

Numero 5 maggio-giugno 2006 Prezzo € 15.00

SienaLa vittoria del centrosinistra alle elezioni del 9-10 aprile, per quanto difficoltosa e sofferta, ha dischiuso una nuova fase nella vita politica dell’Italia. Ora si tratterà di governare con la determinazione e la chiarezza che il programma elaborato dall’Unione permette. Nessun programma, anche se coerente e calibrato, conferisce di per sé forza ed efficacia. In democrazia è l’opinione pubblica che ha un ruolo decisivo, malgrado le manipolazioni mediatiche e le manovre dei poteri occulti. Gli appuntamenti in calendario configurano una sorta di percorso a tappe che, se non è piegato a verificare stabilità e consenso della coalizione vincente, può o meno corroborarne le intenzioni, avvalorarne gli obiettivi, contribuire a un decollo diffuso e credibile del desiderato new deal. Il referendum confermativo – previsto per il prossimo giugno – circa l’aberrante modifica della Costituzione, varata con una faziosa logica di maggioranza, sarà un passaggio fondamentale e richiederà un grande impegno soprattutto da parte di chi ai temi costituzionali ha sempre assegnato un’importanza assolutamente prioritaria. A fine maggio – il 28-29 maggio – sarà chiamato alle urne un buon numero di cittadini per eleggere Consigli comunali e provinciali. Nel clima che si è creato l’appuntamento assume un valore che va al di là dell’oggetto. È sempre stato cosí, in un’Italia che purtroppo è costretta a non dare alle scadenze e alle scelte il secco significato che di per sé hanno. Oggi lo è ancor di piú. La nostra rivista, che non per la prima volta incentra un suo fascicolo sui temi piú rilevanti di una città e di un territorio, con questo speciale dedicato a Siena intende prender parte a una discussione generale e proporre un metodo utile.

Le città sono una ricchezza straordinaria della cultura italiana, dell’articolazione istituzionale del paese, ma anche del suo sistema economico e sono momenti essenziali di espressione della società civile. Si potrebbe risalire a Carlo Cattaneo e giú giú rifarsi a tutta una letteratura, animata da autentico federalismo e da sana consapevolezza delle diversità, per suffragare una tale valutazione. Il voto amministrativo e la partecipazione alle decisioni che investono una comunità non hanno rilevanza politica perché influiscono, piú o meno direttamente, nelle prospettive nazionali o sono utilizzabili come test di verifica dell’evoluzione dei rapporti tra i partiti. Il governo di una città o di un’area metropolitana è di per sé un evento nel quale prendono corpo idee, impulsi, linee e posizioni destinate a concorrere agli sviluppi della società nel suo insieme.
I confini della città non hanno piú la rigidità e la definizione di una volta. Pensare una città, con i suoi caratteri peculiari e i suoi tipici dilemmi, conduce a esaminare in un contesto problemi che appartengono a tutti e conducono non solo all’Italia, ma all’Europa e alla sua difficile integrazione. Il caso Siena è da questo punto di vista esemplare. Si tratta di una città media per densità demografica, ma contiene questioni che rimandano a problematiche di grande respiro e di vivissima attualità. Il fascicolo che abbiamo preparato non ha alcun intento immediatamente propagandistico e tanto meno elettoralistico.

In primo luogo si è sollecitato un confronto sul rapporto tra dimensione fisica della città, sua tenuta economico-sociale e i nuovi fenomeni che si avvertono anche in una terra appartata, gelosa di una riconoscibile identità – ma la parola va pronunciata con parsimonia e critica distanza –, depositaria di patrimoni singolari: una Banca e una Fondazione che risultano, da un secolare processo storico, un’eredità imponente di beni culturali e artistici, una campagna che ha affrontato le trasformazioni cercando di impedire deleteri stravolgimenti e puntando molto sull’esaltazione della qualità. In questo dossier non si traccia un bilancio trionfalistico, né si reca un ennesimo contributo a una semplificata immagine neogotica e accogliente di una città toscana, spesso citata con eccitata curiosità solo per le vicende finanziarie o magari per l’attaccamento eccezionale alle sue tradizioni. Attraverso saggi o interventi o brevi articoli si è voluto fornire un quadro di riferimento e individuare le possibili linee di uno sviluppo non tutto prevedibile e, giustamente, non ridotto a modello.
Le sfide sono evidenti. Anche una città come Siena è spinta a pensarsi come una Grande Città che elevi a dimensione urbana un territorio che finora – è quasi la norma nella regione della “campagna urbanizzata” – non è stato in grado di trovare con essa un rapporto efficace di convergenza e cooperazione alla pari. Che riflessi ha tutto questo sugli strumenti della pianificazione urbanistica? Riprendere a parlare di Piano strutturale o addirittura di uno Schema di area metropolitana – termine che potrebbe apparire sproporzionato alle finalità da perseguire – significa rilanciare una cultura di effettivo e incisivo riformismo, in accordo con obiettivi che acquistano finalmente nuovo vigore dopo gli anni dell’approssimativa contrattazione e dell’enfatizzazione del progetto. La presenza di immigrati e le tensioni che origina obbligano a una concezione plurale, a politiche di inclusione che sono un banco di prova fondamentale per garantire il futuro di una cittadinanza reale da costruire.

Le distinzioni tra locale e globale sono sempre meno avvertibili. Quando, per esempio, si dibatte sul rapporto tra la Fondazione Monte dei Paschi e la Banca Monte dei Paschi Spa si evocano temi cruciali: il corretto rapporto tra concorrenza nei mercati e garanzia del pluralismo civile, del governo democratico in uno scenario che sembra avere come suo disegno dominante la volontà di toglier di mano lo scettro al popolo e depotenziare la sua sovranità. La quale comincia proprio dal Comune, da intendere non come retaggio di memorie patrie o chiusura ostile al cambiamento, ma come luogo a partire dal quale cimentarsi nel costituire una governance che unisca autonomia e responsabilità generale, fedeltà a tradizioni democratiche da non disperdere e innovazione per affrontare i problemi inediti facendo appello, senza euforiche e miracolistiche attese, alle nuove tecnologie, alla ricerca scientifica di base e finalizzata, a una fruttuosa riclassificazione dei beni culturali. La coesione sociale non è una variabile a piacere. È premessa e condizione perché la città – l’urbanità – sia sempre di piú – e talvolta torni a essere – spazio di diritti condivisi e di legami non occasionali, realizzazione di una cittadinanza fatta di condizioni accessibili e chances non solo formali. Per il suo immaginario Impero Robert Musil scrisse due righe da annotare: «Davanti alla legge tutti i cittadini erano uguali, non tutti però erano cittadini».

Scritti di: Mauro Barni, Monica Barni, Franco Belli, Aldo Berlinguer, Luigi Berlinguer, Maurizio Bettini, Maurizio Boldrini, Luca Bonechi, Maurizio Cenni, Daniela Curti, Paolo De Castro, Marcello De Cecco, Francesca Farabollini, Antonio Floridia, Riccardo Francovich, Giovanni Gozzini, Michele Manzotti, Carlo Marroni, Augusto Mazzini, Achille Mirizio, Donald Moerdijk, Roberta Mucciarelli, Massimo Raffaeli, Angelo Riccaboni, Riccardo Roda, Salvatore Settis, Marco Valenti, Marco Ventura, Laura Vigni

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