La morte di Spinoza

Numero 10 ottobre-novembre 2004 Prezzo € 15.00

Sebastiano TimpanaroIl numero speciale del «Ponte» Per Sebastiano Timpanaro con L’opera di Sebastiano Timpanaro , a cura di Michele Feo, dell’ottobre-novembre 2001, di dimensioni che ricordano i mitici anni di Calamandrei, si è esaurito presto, nonostante l’alta tiratura. Fu presentato a Firenze, nella sede del Gabinetto Vieusseux, quasi nell’anniversaio della morte di Sebastiano, il 19 novembre. Parlarono con grande competenza e partecipazione, moderante il sottoscritto, Marcello Rossi per la rivista, e quindi Riccardo Di Donato, Gian Mario Cazzaniga, Roberto Cardini, Luigi Cortesi. Il discorso di Di Donato fu pubblicato nella «Gazzetta di Pisa», III, n° 7 (ott.-nov. 2001); quello di Cazzaniga appare ora, rielaborato, negli Atti della giornata timpanariana della Scuola Normale Superiore (Il filologo materialista. Studi per Sebastiano Timpanaro, Pisa 2003); le parole di Cortesi sono nella sostanza quelle della sua introduzione agli scritti militanti (Il Verde e il Rosso, Roma 2001). Una seconda presentazione ebbe luogo a Pisa, il 25 febbraio 2002, presso la sala consiliare della Provincia, ad opera di Luigi Blasucci, Marino Biondi, Maurizio Iacono, Mauro Stampacchia, che portarono ricordi personali ed efficaci analisi; presiedette Francesco Orlando, intervenne l’assessore alla cultura del Comune di Pisa Fabiana Angiolini, concluse il sottoscritto.

Ma a oltre tre anni dalla scomparsa la ‘richiesta di Timpanaro’ sembra tutt’altro che affievolita. E il «Ponte» ritorna su di lui. Ritorna con un nuovo numero grazie alla generosità di Marcello Rossi. Ritorna, nel quarto anniversario della morte, per dare spazio agli amici che non poterono partecipare alla prima occasione, a coloro che si impegnarono nelle presentazioni, infine per portare alla luce alcuni interessanti inediti. Le lettere sono state offerte spontaneamente dai corrispondenti o possessori. Il carteggio con Edo Cecconi è stato fornito dalla cara vedova di Edo, Lidia Del Buttero. Gli altri inediti sono stati affidati a noi da Maria Augusta Timpanaro con un senso di fiducia di cui Le siamo grati. Lo scherzo su Berlinguer è stato rinvenuto da chi scrive. Si aggiunge la ristampa di un’intervista e di un articolo pressoché sconosciuti, perché pubblicati in sedi eccentriche, e quella di un articolo di Adriano Sofri, Sempre verde mi fu, che suscitò un lungo intervento polemico di Timpanaro. La bibliografia, che accompagnò come supplemento il numero speciale del 2001, è stata ristampata con numerose integrazioni e correzioni nel volume citato della Scuola Normale di Pisa, grazie alla liberalità di Marcello Rossi e all’ospitalità di Riccardo Di Donato e Salvatore Settis (sarà citata con la sigla OST e il numero) Ma nuovi dati continuano ad emergere: degli ultimi dò notizia in fondo a questo fascicolo. Ci vorrà ancora del tempo prima che il quadro della produzione di Timpanaro si assesti definitivamente.

Cogliamo l’occasione a nome della direzione della rivista per ringraziare le istituzioni che con l’acquisto di un certo numero di copie alleggerirono i costi del numero speciale: il Comune di Firenze, il Comune di Pisa, la Provincia di Pisa, l’Unipol di Siena. Il presente fascicolo si avvale di un piccolo finanziamento del Dipartimento di Italianistica dell’Università di Firenze (Fondi di ricerca 60% del 2003). Ringrazio tutti gli amici che hanno portato il loro contributo di intelligenza e di amore perché anche il presente numero riuscisse degno. Ringrazio mia figlia Giuditta Moly, che ha trascurato un po’ i suoi compiti per aiutarmi nella trascrizione degli inediti; e mia moglie Gabriella Mazzei per il soccorso nella revisione generale dei testi. Sarebbe stato giusto che per competenza lo scritto Piú freudiani di Freud? fosse curato da Fabio Stok; una serie di circostanze ha fatto sí che anch’esso fosse affidato a me. Ringrazio Stok per l’amichevole senso di cortesia. Avrei ringraziato volentieri Mirella Naddei, autrice dell’intelligente intervista qui ripubblicata, ma un’indagine telefonica nella zona di Napoli mi ha certificato che è morta da anni, né piú esiste il giornale su cui lo scritto apparve. Ugualmente avrei ringraziato i curatori della rivista «Appunti emiliani di nuova sinistra», se fossi riuscito a rintracciarne qualcuno. Sono invece lieto di poter ringraziare Adriano Sofri, ancora detenuto nel Don Bosco di Pisa, ma vivo e vitale, per avermi consentito durante un’affollata visita nella sua cella il 21 maggio 2003, di riprendere il suo articolo.

Lavorare su Timpanaro perché fossero assicurate la conservazione della sua eredità culturale e la trasmissione di essa alle nuove generazioni è stato bello e gratificante, anche se non facilissimo. È stata una gara di amicizia e di scambi di cortesie con Antonio Carlini, Sandra Di Majo, Luca Baranelli, Ersilia Alessandrone, Vincenzo Fera, Silvia Rizzo, Adriano Sofri, Alessandro Pagnini, Riccardo Di Donato, Sergio Pannocchia, Roberto Barzanti, Vincenzo Fera, con Edo Cecconi e Luciano Della Mea che non ci sono piú, e con tanti altri. Ora, dopo la festa del 1993 con Fera e Rizzo («Rassegna della letteratura italiana», C, 1996), dopo l’inserto del «Grandevetro» (dic. 2000 – febbr. 2001), dopo la cura degli scritti di Maria d’Arezzo (Pisa 2001), dopo due numeri del «Ponte» e due edizioni della bibliografia, dopo tre incontri pubblici pisani, un convegno a Tortorici, un’intervista ad Adriano Sofri e una giornata a Messina, l’attrazione per Sebastiano è ancora forte, ma sento che potrebbe essere fraintesa. Ci sono persone che a molta erudizione non uniscono altrettanta umanità. Il loro disprezzo supercilioso per i lavoratori manuali del sapere e l’idea che essi non desiderino altro che abbarbicarsi ai veri intellettuali per riceverne un po’ di luce riflessa, di conseguenza la convinzione che i presunti minori e minimi siano forzati da natura a servire i grandi, possono ferire quanti siano mossi da puro amore e devozione.

Con questa nota di amarezza, che indissolubilmente si lega alla gioia di aver conosciuto Timpanaro e di avergli dedicato qualcosa di noi, ci congediamo per ora da un uomo che davvero si levò in alto e volitat per ora virum.
Michele Feo

Scritti di Giuseppe Anceschi, Luca Baranelli, Luigi Blasucci, Augusto Campana, Edo Cecconi, Girolamo de Liguori, Riccardo Di Donato, Michele Feo, Vincenzo Fera, Antonino Grillo, Gian Paolo Marchi, Mirella Naddei Carbonara, Giuseppe Ramires, Adriano Sofri, Mauro Stampacchia, Emilio Tolaini.

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