1 Gennaio 2014
pubblicato da Il Ponte

Enzo Enriques Agnoletti: l’utopia incompiuta del socialismo

Numero 1-2 gennaio-febbraio 2014 Prezzo € 20.00

Enzo Enriques AgnolettiA cura di Andrea Becherucci e Paolo Mencarelli

Con il 2014 «Il Ponte» entra nel settantesimo anno di vita. Per “festeggiare” questa longevità abbiamo voluto dedicare il primo numero dell’annata a Enzo Enriques Agnoletti che è stato senz’altro il maggiore artefice di questa vita lunga della rivista. Per quanto abbia assunto la direzione del «Ponte» quando l’Italia passava dalla poesia della Resistenza alla prosa della quotidianità democristiana, Enzo Enriques Agnoletti per trent’anni non solo ha reinterpretato e attualizzato quei valori di socializzazione e di partecipazione che già Calamandrei aveva delineato, ma, attento agli avvenimenti che si svolgevano fuori d’Italia, ha dato alla rivista una cifra internazionale di grande rilievo. Ha così traghettato con grande dignità la rivista attraverso le acque torbide e insidiose della Guerra fredda e delle molte guerre calde che gli imperialismi americano e sovietico hanno suscitato nella seconda metà del secolo XX.
Se «Il Ponte» è ancora oggi una voce della cultura politica, lo si deve a Enzo Enriques Agnoletti, alla sua sensibilità, alla sua capacità di indignazione, alla sua fede nell’uomo.

1 Febbraio 2012
pubblicato da Il Ponte

Federalismo. Proposte di riforma della convivenza civile

Numero 2-3 febbraio-marzo 2013 Prezzo € 20.00

federalismoA cura di Fabio Masini e Roberto Castaldi

È un giorno imprecisato del 1941; una giovane donna sta per imbarcarsi su un traghetto quando viene fermata dalla polizia. È stata per qualche tempo insieme al marito, confinato per antifascismo sull’isola di Ventotene. Oltre a una valigia ha in mano un sacchetto con un pollo arrosto, dentro al quale sono state accuratamente nascoste delle cartine da sigaretta. La polizia deve effettuare la perquisizione di rito. Ma anche stavolta la messinscena funziona: «la polizia la chiudeva in una stanza con una vecchia inserviente la quale invece di perquisirla intascava una lauta mancia, e un quarto d’ora dopo apriva la porta annunziando che tutto era in ordine».

La giovane donna si chiamava Ursula Hirschmann e sulle cartine da sigaretta era stato vergato da Ernesto Rossi e Altiero Spinelli, in collaborazione con suo marito Eugenio Colorni, un documento di azione politica, poi intitolato Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto. Quel documento avrebbe animato e guidato le speranze di riscossa del Vecchio Continente all’indomani del secondo conflitto mondiale, agitando davanti ai difficili compromessi diplomatici l’opzione radicale di un’integrazione politica dell’Europa fondata sull’esperienza che aveva unito nel lontano 1787 le tredici colonie statunitensi in un’unione federale.

Continua a leggere →

1 Novembre 2011
pubblicato da Il Ponte

Luigi Anderlini 1921-2001

Numero 11 novembre 2011 Prezzo € 20.00

Luigi AnderliniA cura di Giambattista Scirè

Luigi Anderlini, che gli amici – e io tra questi – hanno sempre chiamato «Gigi», arrivò al Ponte in pianta stabile nel 1986, dopo la morte di Enzo Enriques Agnoletti. Fu proprio lui a commemorare Enzo nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, e in quell’occasione si dichiarò disponibile ad aiutare il Ponte.
Lo presi in parola perché in un breve lasso di tempo avevamo perso due firme prestigiose: quella di Tristano Codignola e quella di Enzo. Gigi Anderlini ovviamente non poteva riempire questi due grandi vuoti, ma sarebbe stato comunque prezioso per i suoi rapporti con il Palazzo e per la sua fine conoscenza dei meccanismi della prassi politica.
E non mi sbagliavo. Gigi infatti ci fu di grande aiuto sia durante la frettolosa fine del Pci, voluta incautamente da Occhetto, sia durante Tangentopoli, quando vedemmo prendere corpo concreto alcune nostre ipotesi contro il craxismo. Quell’Anderlini che aveva combattuto contro il Piano Solo, che non aveva accettato l’unificazione con i saragattiani e che accanto a Parri aveva dato vita a un interessantissimo raggruppamento politico quale fu la Sinistra Indipendente, tornò a battersi dalle colonne del Ponte e dette prova della sua intransigenza di fronte ai problemi su cui – come egli era solito dire – non era possibile trattare.
Andrea Ricciardi, da par suo, ha ricostruito con estrema chiarezza l’azione di Anderlini al Ponte e perciò non voglio cadere in inutili ripetizioni. Voglio solo testimoniare del rapporto chiaro, sano e disinteressato che Gigi ha avuto con il Ponte e della grande amicizia che è intercorsa tra me e lui.
A dieci anni dalla sua scomparsa, con grande piacere – e anche con una qualche commozione –, con l’aiuto sia di alcuni giovani e valenti storici sia di vecchi amici, ai quali tutti rivolgo il piú caldo ringraziamento, abbiamo realizzato questo numero monografico. Gli era dovuto.
Marcello Rossi

Scritti di: Giorgio Napolitano, Marcello Rossi,  Andrea Ricciardi,  Fabrizio Battistelli, Dario Orzali, Giuseppe De Lutiis, Tommaso Nencioni, Andrea Becherucci, Tullia Carettoni Romagnoli, Emanuele Macaluso, Adriano Ossicini, Alberto Provantini, Alfredo Casiglia, Giambattista Scirè.

10 Ottobre 2004
pubblicato da Il Ponte

La morte di Spinoza

Numero 10 ottobre-novembre 2004 Prezzo € 15.00

Sebastiano TimpanaroIl numero speciale del «Ponte» Per Sebastiano Timpanaro con L’opera di Sebastiano Timpanaro , a cura di Michele Feo, dell’ottobre-novembre 2001, di dimensioni che ricordano i mitici anni di Calamandrei, si è esaurito presto, nonostante l’alta tiratura. Fu presentato a Firenze, nella sede del Gabinetto Vieusseux, quasi nell’anniversaio della morte di Sebastiano, il 19 novembre. Parlarono con grande competenza e partecipazione, moderante il sottoscritto, Marcello Rossi per la rivista, e quindi Riccardo Di Donato, Gian Mario Cazzaniga, Roberto Cardini, Luigi Cortesi. Il discorso di Di Donato fu pubblicato nella «Gazzetta di Pisa», III, n° 7 (ott.-nov. 2001); quello di Cazzaniga appare ora, rielaborato, negli Atti della giornata timpanariana della Scuola Normale Superiore (Il filologo materialista. Studi per Sebastiano Timpanaro, Pisa 2003); le parole di Cortesi sono nella sostanza quelle della sua introduzione agli scritti militanti (Il Verde e il Rosso, Roma 2001). Una seconda presentazione ebbe luogo a Pisa, il 25 febbraio 2002, presso la sala consiliare della Provincia, ad opera di Luigi Blasucci, Marino Biondi, Maurizio Iacono, Mauro Stampacchia, che portarono ricordi personali ed efficaci analisi; presiedette Francesco Orlando, intervenne l’assessore alla cultura del Comune di Pisa Fabiana Angiolini, concluse il sottoscritto.

Ma a oltre tre anni dalla scomparsa la ‘richiesta di Timpanaro’ sembra tutt’altro che affievolita. E il «Ponte» ritorna su di lui. Ritorna con un nuovo numero grazie alla generosità di Marcello Rossi. Ritorna, nel quarto anniversario della morte, per dare spazio agli amici che non poterono partecipare alla prima occasione, a coloro che si impegnarono nelle presentazioni, infine per portare alla luce alcuni interessanti inediti. Le lettere sono state offerte spontaneamente dai corrispondenti o possessori. Il carteggio con Edo Cecconi è stato fornito dalla cara vedova di Edo, Lidia Del Buttero. Gli altri inediti sono stati affidati a noi da Maria Augusta Timpanaro con un senso di fiducia di cui Le siamo grati. Lo scherzo su Berlinguer è stato rinvenuto da chi scrive. Si aggiunge la ristampa di un’intervista e di un articolo pressoché sconosciuti, perché pubblicati in sedi eccentriche, e quella di un articolo di Adriano Sofri, Sempre verde mi fu, che suscitò un lungo intervento polemico di Timpanaro. La bibliografia, che accompagnò come supplemento il numero speciale del 2001, è stata ristampata con numerose integrazioni e correzioni nel volume citato della Scuola Normale di Pisa, grazie alla liberalità di Marcello Rossi e all’ospitalità di Riccardo Di Donato e Salvatore Settis (sarà citata con la sigla OST e il numero) Ma nuovi dati continuano ad emergere: degli ultimi dò notizia in fondo a questo fascicolo. Ci vorrà ancora del tempo prima che il quadro della produzione di Timpanaro si assesti definitivamente.

Continua a leggere →

1 Marzo 2003
pubblicato da Il Ponte

Guerre à gogo

Numero 3 marzo 2003 Prezzo € 16.00

Guerre«In quanto modello, l’Unione Sovietica è inammissibile […]. Detto ciò, se l’Unione Sovietica non esistesse, gli americani sarebbero i padroni del mondo. È meglio che ci sia questa rivalità, piuttosto che una potenza regnante, perché nella rivalità c’è almeno una qualche apertura, mentre con un’unica potenza dominante, per fare qualcosa di nuovo occorre aspettare il suo declino, il suo deperimento». Chi parla è Henri Lefebvre che nel dicembre 1983 rilasciava un’intervista al «Ponte». Ho riportato in apertura questo pensiero lefebvriano perché questo nostro “speciale” gira fondamentalmente intorno all’idea che gli americani sono, o tentano di essere, i padroni del mondo. E questa non è una nostra impressione. Si legga il documento che espone la cosiddetta dottrina Bush (The National Security Strategy oh the Ynited States) e che è stato il punto di riferimento di Antonio Gambino per il suo libro Perché non possiamo non dirci antiamericani: ogni dubbio sarà fugato. Che l’operazione riesca loro è altro discorso, e gli anni a venire daranno le dovute risposte. Oggi dobbiamo prendere atto di questo stato di cose e su di esso fondare le nostre analisi del presente e del futuro.

In quest’ottica la guerra all’Iraq di Saddam Hussein non è un evento particolare che tende a ristabilire un ordine preesistente, è un quid novi che propone un nuovo ordine, la pax americana. A dimostrazione di questa tesi, in questo numero abbiamo voluto preporre alla trattazione della guerra e del dopoguerra una serie corposa di articoli sulle mire statunitensi riguardo al nuovo ordine mondiale e che mostrano come Saddam Hussein sia stato solo il pretesto per innescare la miccia delle operazioni. Un po’ come il lupo e l’agnello di esopiana memoria. Con questo non vogliamo dire, ovviamente, che Saddam sia stato l’agnello, ma che qualunque cosa avesse fatto, non sarebbe bastata a evitare l’invasione anglo-americana. Le fantomatiche armi batteriologiche, gli altrettanto fantomatici aiuti ai terroristi di al Qaeda, la dittatura con la conseguente oppressione e repressione del popolo curdo e sciita, erano solo il casus belli e poco importa se agli occhi della diplomazia internazionale sono sempre apparsi poco credibili o addirittura inconsistenti (vedi le recenti dichiarazioni di Blix): ciò che conta è far capire a tutti chi comanda nel mondo: o si è con gli americani o contro. Da qui il problema Onu, il problema Nato, il problema Francia-Germania-Belgio o, come dicono alla Casa Bianca, il problema “vecchia” Europa.

Continua a leggere →

1 Luglio 2002
pubblicato da Il Ponte

Una terra chiamata Palestina

Numero 7 luglio 2002 Prezzo € 10.00

PalestinaLa questione palestinese (o israeliana) si è sempre dipanata fra due ipotesi: l’integrazione o la spartizione. È dai tempi delle prime colonizzazioni sioniste, e poi dall’amministrazione inglese nel periodo fra le due guerre, che ebrei (israeliani) e arabi (palestinesi) si sono attratti o respinti a vicenda, con uno sfoggio ininterrotto di violenza, ma nello stesso tempo hanno formulato o immaginato progetti unitari. Che cos’è il sogno dell’ Eretz Israel, il Grande Israele, se non il tentativo di realizzare pienamente il sionismo, unificando il territorio della Palestina (se del caso espellendo o relegando i palestinesi in un ruolo minoritario o infimo)? Anche la meta ultima della Palestina democratica e secolarizzata, tratteggiata dalla vecchia Carta dell’Olp, deprecata oltre i suoi pur pesanti limiti concettuali (termini come «laico» o «democratico» vi erano definiti malamente e il richiamo alla nazione o patria araba quale alveo naturale, in assenza di una chiara enunciazione dell’esistenza di una “nazione ebraica”, contrastava con il concetto di Stato «binazionale»), inseguiva, quantunque confusamente, lo schema integrativo.

Partendo da un’ostilità preconcetta e dall’inclusione in sfere di sovranità, ambiti culturali e mercati differenti, con frontiere e tutto il resto, i due popoli, di guerra in guerra, si sono sempre piú integrati, sul territorio (da cui sono scomparsi i confini, sostituiti da “linee verdi” labili e spezzettate) e nell’economia, e persino nei comportamenti, mentre la politica si è andata adattando piuttosto all’ipotesi della divisione. Senza però che i vantaggi e i rischi della spartizione abbiano fatto dimenticare le poste speculari dell’integrazione, e viceversa. A questi problemi, alle prospettive che si pongono, alle possibili soluzioni, questo numero, curato da Giampaolo Calchi Novati, cerca di dare una risposta.

Scritti di: Alberto Benzoni, Giampaolo Calchi Novati, Maria Antonia Di Casola, Pier Giovanni Donini, Joe Golan, Laura Guazzone, Nemer Hammad, Marco Maestro, Anna Maria Medici, Donald Moerdijk, Marcello Rossi.