Altri riformismi, Filippo Turati

Numero 1 gennaio-febbraio 2008 Prezzo € 10.00

Filippo TuratiA cura di David Bidussa e Andrea Panaccione.

Nell’annunciare questo speciale nello scorso numero della rivista (dicembre 2007), avevamo già rapidamente anticipato i contenuti dei diversi contributi: gli anni della formazione culturale, dell’apprendistato politico, della «Critica sociale»; il confronto con Marx e con il marxismo; l’attività di educatore al socialismo e il rapporto tra organizzazione e formazione culturale; la visione del proletariato e delle sue stratificazioni e il rapporto con il movimento sindacale; la crisi del dopoguerra e la scissione del movimento operaio; l’attività nella Seconda Internazionale e poi, dopo lo sconvolgimento della guerra, nell’Internazionale operaia e socialista.

Il nesso tra cultura e politica  indicato nei diversi contributi come essenziale per capire il senso del progetto politico di Turati, i caratteri costruttivi del suo socialismo e i suoi risultati, come gli elementi di crisi e di sconfitta in una mutata situazione storica  era già un filo di riflessione di alcuni testi importanti, e poco conosciuti, dedicati a Turati subito dopo la sua morte, e che abbiamo voluto riprodurre. Era sicuramente il criterio di interpretazione del testo piú importante, quello di Carlo Rosselli su Filippo Turati e il socialismo italiano («Quaderni di “Giustizia e Libertà”», giugno 1932), che non abbiamo potuto riprodurre per lo spazio che avrebbe preso una sua necessaria pubblicazione integrale, ma i cui motivi ispiratori circolano ampiamente in questo numero: il testo di Rosselli era anche un esempio di un modo di porre il rapporto tra passato e presente in cui la sottolineatura degli elementi di novità, e anche di rottura, rispetto a una precedente fase storica non esimeva dall’obbligo di fare i conti con un patrimonio di esperienze, comprenderne le ragioni e i condizionamenti.


Non intendiamo ritornare in questa chiave sulle considerazioni svolte nell’anticipazione del numero, se non per ribadire come questo modo di porre il rapporto tra passato e presente sia essenziale non solo per situare qualsiasi proposta politica, ma soprattutto per esplicitare, rendere comprensibili, i suoi contenuti, permettere che vengano discussi, fatti propri, condivisi, criticati da coloro ai quali ci si rivolge. Proprio la parola che piú frequentemente viene riferita a Turati, quella di riformismo, è diventata invece un esempio di una tale leggerezza, varietà e contraddittorietà di possibili usi da indicare una sostanziale indifferenza del lessico della politica ai suoi contenuti e il prevalere di una visione solo strumentale del discorso e dell’agire pubblici. Non ci dispiacerebbe, in tempi di cosí intensa attività costituente delle diverse forze della sinistra, che questo piccolo sforzo collettivo di ricerca storica potesse contribuire a dare un senso ad alcune delle parole oggi piú usate.

Come abbiamo già scritto, questo speciale è anche un modo per ricordare Gaetano Arfè, riproducendo con una breve introduzione un suo scritto su Turati apparso cinquant’anni fa nel primo numero della «Rivista storica del socialismo». La presenza di Arfè in questo numero e il ricordo della sua personalità ci sembrano essenziali anche a proposito delle considerazioni precedenti sul rapporto tra politica e cultura.

Scritti di: Gaetano Arfè, David Bidussa, Luigi Cortesi, Paolo Favilli, Arturo Labriola, Maria Grazia Meriggi, Andrea Panaccione, Gianfranco Petrillo, Giovanni Scirocco, Angelo Tasca, Emilio Vandervelde.

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