11 Maggio 2015
pubblicato da Il Ponte

Qualegiustizia

Numero 5-6 maggio-giugno 2015 Prezzo € 20.00

Quarantacinque anni fa, nelQualegiustizia febbraio 1970, usciva il primo fascicolo di «Qualegiustizia», rivista radicalmente nuova nel panorama giuridico, destinata a essere, per tutto il decennio successivo, strumento fondamentale e punto di riferimento per un modo diverso di rendere giustizia. Fu subito chiaro che si trattava di una rivista eretica, una rivista contro, seppur in una prospettiva di costruzione di un modello alternativo. Contro una collocazione e un ruolo della giurisdizione pesantemente influenzati da un formalismo acritico, da un diffuso conformismo filogovernativo e da una forte volontà di conservazione politica (nonostante il vento del Sessantotto e le lotte operaie del ’69). In quasi mezzo secolo si sono sovrapposte e sostituite generazioni di magistrati.

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1 Marzo 2003
pubblicato da Il Ponte

Guerre à gogo

Numero 3 marzo 2003 Prezzo € 16.00

Guerre«In quanto modello, l’Unione Sovietica è inammissibile […]. Detto ciò, se l’Unione Sovietica non esistesse, gli americani sarebbero i padroni del mondo. È meglio che ci sia questa rivalità, piuttosto che una potenza regnante, perché nella rivalità c’è almeno una qualche apertura, mentre con un’unica potenza dominante, per fare qualcosa di nuovo occorre aspettare il suo declino, il suo deperimento». Chi parla è Henri Lefebvre che nel dicembre 1983 rilasciava un’intervista al «Ponte». Ho riportato in apertura questo pensiero lefebvriano perché questo nostro “speciale” gira fondamentalmente intorno all’idea che gli americani sono, o tentano di essere, i padroni del mondo. E questa non è una nostra impressione. Si legga il documento che espone la cosiddetta dottrina Bush (The National Security Strategy oh the Ynited States) e che è stato il punto di riferimento di Antonio Gambino per il suo libro Perché non possiamo non dirci antiamericani: ogni dubbio sarà fugato. Che l’operazione riesca loro è altro discorso, e gli anni a venire daranno le dovute risposte. Oggi dobbiamo prendere atto di questo stato di cose e su di esso fondare le nostre analisi del presente e del futuro.

In quest’ottica la guerra all’Iraq di Saddam Hussein non è un evento particolare che tende a ristabilire un ordine preesistente, è un quid novi che propone un nuovo ordine, la pax americana. A dimostrazione di questa tesi, in questo numero abbiamo voluto preporre alla trattazione della guerra e del dopoguerra una serie corposa di articoli sulle mire statunitensi riguardo al nuovo ordine mondiale e che mostrano come Saddam Hussein sia stato solo il pretesto per innescare la miccia delle operazioni. Un po’ come il lupo e l’agnello di esopiana memoria. Con questo non vogliamo dire, ovviamente, che Saddam sia stato l’agnello, ma che qualunque cosa avesse fatto, non sarebbe bastata a evitare l’invasione anglo-americana. Le fantomatiche armi batteriologiche, gli altrettanto fantomatici aiuti ai terroristi di al Qaeda, la dittatura con la conseguente oppressione e repressione del popolo curdo e sciita, erano solo il casus belli e poco importa se agli occhi della diplomazia internazionale sono sempre apparsi poco credibili o addirittura inconsistenti (vedi le recenti dichiarazioni di Blix): ciò che conta è far capire a tutti chi comanda nel mondo: o si è con gli americani o contro. Da qui il problema Onu, il problema Nato, il problema Francia-Germania-Belgio o, come dicono alla Casa Bianca, il problema “vecchia” Europa.

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1 Marzo 2002
pubblicato da Il Ponte

Quale governo – Quale giustizia

Numero 3 marzo 2002 Prezzo € 10.00

GiustiziaGli scritti di questo fascicolo analizzano una serie di leggi che la maggioranza parlamentare ha approvato in questo primo scorcio della XIV legislatura e che presentano, come loro carattere comune, quello di mirare a eliminare i “carichi pendenti” del presidente del Consiglio. Non si tratta però di leggi di amnistia e neppure di leggi che introducano con effetto retroattivo una condizione di procedibilità o di punibilità del tipo di quelle che hanno come loro giustificazione la “ragion di Stato”. Si tratta di soluzioni tanto tecnicamente abili quanto moralmente spregiudicate, che tendono a ottenere un proscioglimento nel merito. Si potrebbe parlare di «leggi di assoluzione», tanto rigidamente esse tendono a condizionare le «sentenze di assoluzione» che le seguono.

Storture di questo genere sono state determinate dall’operazione, compiuta con successo dai politici e dai mass media che hanno condotto la mistificatoria campagna per la «giustizia giusta», mediante la quale la portata del principio costituzionale – l’imputato non è considerato colpevole fino alla condanna definitiva – è stata estesa indebitamente dalla responsabilità penale alla responsabilità politica o morale.
Gli autori hanno deciso di non uniformarsi al desiderio di autocensura che era stato ispirato agli italiani durante la XIII legislatura. Essi pensano che una riflessione sui recenti casi italiani sia utile e possa produrre un qualche effetto sulle sorti del paese.

Scritti di Vincenzo Accattatis, Vittorio Borraccetti, Piero Calamandrei, Giovanni Cannella, Gian Carlo Caselli, Emilio Gironi, Renato Greco, Sergio Mattone, Giovanni Palombarini, Alessandro Pizzorusso, Marcello Rossi, Giancarlo Scarpari, Giancarlo Viglietta.