28 Giugno 2017
pubblicato da Il Ponte

Un’altra Europa

Numero 5-6 maggio-giugno 2017 Prezzo € 20.00

Un'altra EuropaMai come oggi, dalla fine della Seconda guerra mondiale, sono stati così forti in Europa le rivalità tribali e i sentimenti nazionalisti e xenofobi. E questo va annoverato come uno dei successi dell’Unione europea. Non parliamo poi della risorta vocazione guerrafondaia che ha portato l’Ue ad alimentare i conflitti in Libia, in Siria e in Ucraina e prima ancora, quando l’Unione era in preparazione, a favorire l’esplosione di devastanti guerre civili nella ex Jugoslavia.

Un’altra serie di successi ha investito la sfera economico-sociale, con l’aumento della disoccupazione, della povertà, della disuguaglianza; il degrado delle condizioni di lavoro, la riduzione dei diritti dei lavoratori, l’aumento del precariato, la proletarizzazione dei ceti medi; il decadimento della sanità, della scuola, della previdenza; l’aumento dell’incertezza finanziaria con la messa a rischio dei risparmi delle famiglie per opera di un settore bancario sempre più vocato alla profittabilità predatoria.

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1 Gennaio 2014
pubblicato da Il Ponte

Enzo Enriques Agnoletti: l’utopia incompiuta del socialismo

Numero 1-2 gennaio-febbraio 2014 Prezzo € 20.00

Enzo Enriques AgnolettiA cura di Andrea Becherucci e Paolo Mencarelli

Con il 2014 «Il Ponte» entra nel settantesimo anno di vita. Per “festeggiare” questa longevità abbiamo voluto dedicare il primo numero dell’annata a Enzo Enriques Agnoletti che è stato senz’altro il maggiore artefice di questa vita lunga della rivista. Per quanto abbia assunto la direzione del «Ponte» quando l’Italia passava dalla poesia della Resistenza alla prosa della quotidianità democristiana, Enzo Enriques Agnoletti per trent’anni non solo ha reinterpretato e attualizzato quei valori di socializzazione e di partecipazione che già Calamandrei aveva delineato, ma, attento agli avvenimenti che si svolgevano fuori d’Italia, ha dato alla rivista una cifra internazionale di grande rilievo. Ha così traghettato con grande dignità la rivista attraverso le acque torbide e insidiose della Guerra fredda e delle molte guerre calde che gli imperialismi americano e sovietico hanno suscitato nella seconda metà del secolo XX.
Se «Il Ponte» è ancora oggi una voce della cultura politica, lo si deve a Enzo Enriques Agnoletti, alla sua sensibilità, alla sua capacità di indignazione, alla sua fede nell’uomo.

1 Novembre 2009
pubblicato da Il Ponte

Cesare Luporini 1909-1993

Numero 11 novembre 2009 Prezzo € 10.00

 Cesare LuporiniApprezzo molto l’idea de «Il Ponte» di dedicare un numero monografico della prestigiosa rivista a Cesare Luporini nel centenario della sua nascita. Pur non essendo toscano d’origine, Luporini lo è stato certamente per elezione, piú che per adozione. Voglio dire che – insegnando prima a Pisa e poi a Firenze – ha sentito forte il legame con la regione (e le città) nella quale ha vissuto buona parte della propria vita.
È doveroso ricordarlo. Di piú: ricordarlo ci aiuta a ripensare il nostro passato e a tenerlo d’insegnamento per il presente, facendo tesoro proprio della grande produzione intellettuale del filosofo e del militante e dirigente del Partito comunista.

È qui che voglio e posso ricordare Cesare Luporini. Ha avuto una formazione filosofica molto vicina all’esistenzialismo, ma è stato un grande interprete del pensiero marxista e gramsciano. Con ciò si è distinto come il classico esempio dell’intellettuale organico e in questa sua veste di studioso, di ricercatore, di insegnante rigoroso ha fatto per molti anni politica, ricoprendo incarichi negli organismi dirigenti locali e nazionali del Partito comunista italiano per il quale fu anche senatore fra il 1958 e il 1963, nel corso della terza legislatura.

Quando Occhetto annunciò, il 12 novembre 1989, la svolta della Bolognina, che portò allo scioglimento del Partito comunista italiano il 3 febbraio 1991, Luporini si dichiarò contrario e fu tra gli animatori di quella grande manifestazione che si tenne a Roma al Teatro Eliseo il 22 gennaio del ’90. Era il luogo dove anni prima Enrico Berlinguer aveva chiamato a raccolta gli intellettuali italiani perché portassero il loro contributo alla linea dell’austerità che il leader del Pci aveva proposto nel 1977, in un difficilissimo momento a cavallo fra il «compromesso storico» e la denuncia della questione morale.
Gli organizzatori della manifestazione del “no” alla svolta, sentendosi minoranza, pensarono che il ridotto dell’Eliseo potesse bastare loro, ma dovettero all’ultimo momento spostarsi nel teatro vero e proprio per ospitare i 1.200 che si presentarono all’appuntamento. Certo, furono anni di grandi lacerazioni quelli, e tutti noi che li abbiamo vissuti, da una parte o dall’altra della barricata, li ricordiamo con le sincere passioni e convinzioni che ci hanno contraddistinto e guidato, ma anche con l’amarezza di aver visto allontanarsi amici e compagni con i quali avevamo condiviso tanto e tanto della nostra vita.
Anche per questo credo che l’Ulivo prima e il Pd poi, col tentativo di riunificare anime diverse ma solidali e di perseguire unità piú ampie, siano felici progetti che hanno bisogno di giungere quanto prima a pieno compimento.

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1 Marzo 2003
pubblicato da Il Ponte

Guerre à gogo

Numero 3 marzo 2003 Prezzo € 16.00

Guerre«In quanto modello, l’Unione Sovietica è inammissibile […]. Detto ciò, se l’Unione Sovietica non esistesse, gli americani sarebbero i padroni del mondo. È meglio che ci sia questa rivalità, piuttosto che una potenza regnante, perché nella rivalità c’è almeno una qualche apertura, mentre con un’unica potenza dominante, per fare qualcosa di nuovo occorre aspettare il suo declino, il suo deperimento». Chi parla è Henri Lefebvre che nel dicembre 1983 rilasciava un’intervista al «Ponte». Ho riportato in apertura questo pensiero lefebvriano perché questo nostro “speciale” gira fondamentalmente intorno all’idea che gli americani sono, o tentano di essere, i padroni del mondo. E questa non è una nostra impressione. Si legga il documento che espone la cosiddetta dottrina Bush (The National Security Strategy oh the Ynited States) e che è stato il punto di riferimento di Antonio Gambino per il suo libro Perché non possiamo non dirci antiamericani: ogni dubbio sarà fugato. Che l’operazione riesca loro è altro discorso, e gli anni a venire daranno le dovute risposte. Oggi dobbiamo prendere atto di questo stato di cose e su di esso fondare le nostre analisi del presente e del futuro.

In quest’ottica la guerra all’Iraq di Saddam Hussein non è un evento particolare che tende a ristabilire un ordine preesistente, è un quid novi che propone un nuovo ordine, la pax americana. A dimostrazione di questa tesi, in questo numero abbiamo voluto preporre alla trattazione della guerra e del dopoguerra una serie corposa di articoli sulle mire statunitensi riguardo al nuovo ordine mondiale e che mostrano come Saddam Hussein sia stato solo il pretesto per innescare la miccia delle operazioni. Un po’ come il lupo e l’agnello di esopiana memoria. Con questo non vogliamo dire, ovviamente, che Saddam sia stato l’agnello, ma che qualunque cosa avesse fatto, non sarebbe bastata a evitare l’invasione anglo-americana. Le fantomatiche armi batteriologiche, gli altrettanto fantomatici aiuti ai terroristi di al Qaeda, la dittatura con la conseguente oppressione e repressione del popolo curdo e sciita, erano solo il casus belli e poco importa se agli occhi della diplomazia internazionale sono sempre apparsi poco credibili o addirittura inconsistenti (vedi le recenti dichiarazioni di Blix): ciò che conta è far capire a tutti chi comanda nel mondo: o si è con gli americani o contro. Da qui il problema Onu, il problema Nato, il problema Francia-Germania-Belgio o, come dicono alla Casa Bianca, il problema “vecchia” Europa.

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1 Ottobre 2002
pubblicato da Il Ponte

Terra

Numero 10 Ottobre 2002 Prezzo € 15.00

AgricolturaIl negoziato in corso sul commercio internazionale, l’allargamento a dieci nuovi paesi dell’Europa centrale e orientale, gli accordi per la difesa dell’ambiente, la richiesta sempre piú pressante da parte dei consumatori della qualità e salubrità dei prodotti alimentari, la posizione da assumere nei riguardi della diffusione e consumo degli organismi geneticamente modificati, e infine la revisione di medio termine della Pac prevista da Agenda 2000, rappresentano sfide epocali rispetto alle quali l’Unione europea è chiamata a effettuare scelte politiche a difesa del modello europeo di agricoltura.
Questi temi sono analizzati e discussi nei saggi che compongono questo numero da economisti, sociologi e giuristi di università italiane e straniere.

Scritti di Ferdinando Albisinni, Liano Angeli, Giuseppe Avolio, Giacomo Becattini, Silvia Calamandrei, Anna Carbone, Maria Fonte, Alberto Germanò, Manuela Giovannetti, Pierre-Yves Guihéneuf, Lelio Iapadre, Mario Monforte, Francesco Musotti, Luigi Omodei Zorini, Massimo Pacetti, Elena Saraceno, Saverio Senni, Franco Sotte.

1 Novembre 2000
pubblicato da Il Ponte

Libertà è cooperazione

Numero 11 novembre 2000 Prezzo € 10.00

CooperazioneNella sua forma pura, ideale, la cooperazione è una sfida totale al mercato e al capitalismo. È un modo di organizzare il processo produttivo e distributivo che non si fonda sulla mano invisibile del mercato, né sull’idea di una superiore efficienza economica dell’ordinamento gerarchico – un vero sistema nel sistema – che caratterizza il sistema di fabbrica. Qui l’impegno alla correttezza dell’informazione e alla solerzia lavorativa è, anzitutto e soprattutto, dovere morale verso gli altri soci. Quando tuttavia una cooperativa di produzione o di consumo sia immersa in una società di mercato dominata dalla logica dell’accumulazione capitalistica, il problema della sua riproduzione e sviluppo si complica assai e assume diverse sfaccettature. A queste il presente lavoro cerca di dare una risposta.

Scritti di Ivano Barberini, Giacomo Becattini, Guido Bonfante, Turiddo Campaini, Fabio Fabbri, Sergio Garavini, Bruno Jossa, Mario Monforte, Pier Angelo Mori, Gianfranco Neri, Alessandro Pacciani, Roberto Passini, Enzo Pesciarelli, Tiziano Raffaelli, Angelo Riccaboni, Giorgio Ruffolo, Amartya Kumar Sen, Stefano Zamagni.