1 Gennaio 2014
pubblicato da Il Ponte

Enzo Enriques Agnoletti: l’utopia incompiuta del socialismo

Numero 1-2 gennaio-febbraio 2014 Prezzo € 20.00

Enzo Enriques AgnolettiA cura di Andrea Becherucci e Paolo Mencarelli

Con il 2014 «Il Ponte» entra nel settantesimo anno di vita. Per “festeggiare” questa longevità abbiamo voluto dedicare il primo numero dell’annata a Enzo Enriques Agnoletti che è stato senz’altro il maggiore artefice di questa vita lunga della rivista. Per quanto abbia assunto la direzione del «Ponte» quando l’Italia passava dalla poesia della Resistenza alla prosa della quotidianità democristiana, Enzo Enriques Agnoletti per trent’anni non solo ha reinterpretato e attualizzato quei valori di socializzazione e di partecipazione che già Calamandrei aveva delineato, ma, attento agli avvenimenti che si svolgevano fuori d’Italia, ha dato alla rivista una cifra internazionale di grande rilievo. Ha così traghettato con grande dignità la rivista attraverso le acque torbide e insidiose della Guerra fredda e delle molte guerre calde che gli imperialismi americano e sovietico hanno suscitato nella seconda metà del secolo XX.
Se «Il Ponte» è ancora oggi una voce della cultura politica, lo si deve a Enzo Enriques Agnoletti, alla sua sensibilità, alla sua capacità di indignazione, alla sua fede nell’uomo.

1 Agosto 2013
pubblicato da Il Ponte

Chi ha veramente letto Nietzsche?

Numero 8-9 agosto-settembre 2013 Prezzo € 15.00

NietzscheA cura di Gianfranco Ferraro e Maria Cristina Fornari

L’interrogativo che permea questo speciale e con cui ogni saggio idealmente si apre, come un omaggio al lavoro della scuola di Colli e Montinari, è dunque un interrogativo “politico” e “polemico”, perché questa e non altra è la caratteristica essenziale di quel movimento critico che l’Aufklärung ha riconosciuto in quanto rapporto, relazione che i moderni istituiscono con il loro presente storico e con la forma stessa della loro esistenza.

In questo, Nietzsche è figlio dell’Aufklärung e in questo, in questa particolare prassi del lavoro intellettuale e filosofico, è riconoscibile il “progetto” di Colli e Montinari e della loro scholé. Il nostro interrogativo finisce, quasi inavvertitamente, con il ricongiungersi a quello di Deleuze: chiedersi chi è e che fine ha fatto Nietzsche oggi, significa chiedersi chi oggi si dispone a leggerlo, in modo critico, cosí come lui stesso vuole essere letto. Lo sguardo non può allora che rivolgersi, anche il nostro stesso sguardo, ai «giovani che stanno leggendo Nietzsche, che lo stanno appena scoprendo»: ed è uno sguardo che deve, a nostro avviso, prima ancora che rispondere, interrogare con umiltà, avvertire incessantemente tutta l’appassionata responsabilità per quella ragione della libertà che Nietzsche, da inattuale del suo tempo, porta con sé a ogni nuova attualità futura.
A patto, naturalmente, di volerlo veramente leggere.

1 Maggio 2013
pubblicato da Il Ponte

Karl Marx 2013

Numero 5-6 maggio-giugno 2013 Prezzo € 20.00

Karl MarxA cura di Roberto Fineschi, Tommaso Redolfi Riva e Giovanni Sgro’

Da piú parti, non solo nel nostro paese, si parla apertamente di una Marx-Renaissance. In realtà l’interesse per il nostro autore non è mai venuto meno completamente; anche nei momenti piú difficili degli ultimi decenni sono apparsi libri e saggi, alcuni dei quali di notevole valore. Ciò che però probabilmente si intende non è tanto stabilire se, da un punto di vista teorico, Marx sia stato oggetto di studio, quanto se egli sia ancor oggi un autore “efficace”, ovvero utilizzabile per comprendere la realtà e, soprattutto, trasformarla. Alla dimensione teorica se ne affianca quindi una piú genericamente culturale (Marx fra i padri spirituali del pensiero progressista) e, infine, una piú strettamente politica (Marx strumento pratico di lotta).

Di questi tre livelli, l’unico ad aver sostanzialmente retto al colpo mortale inflitto dalla fine del cosiddetto “socialismo reale” mi pare sia il primo. Renaissance è allora forse da intendersi come auspicio che, da questo livello base, si torni a dare un contenuto piú sostanzioso anche agli altri due; in questa prospettiva pare effettivamente essere rinato un interesse piú diffuso, né strettamente teoretico né immediatamente politico, nei confronti della sua opera; dal primo livello, Marx sta riguadagnando terreno nel secondo. Il terzo pare al momento decisamente fuori portata, almeno in numerose realtà occidentali.

1 Febbraio 2013
pubblicato da Il Ponte

Beni comuni

Numero 2-3 febbraio-marzo 2013 Prezzo € 15.00

beni comuniStiamo vivendo una crisi forse irreversibile della democrazia rappresentativa che ha governato la vita politica europea nel corso degli ultimi cinquant’anni. Proponiamo una riflessione sul concetto e le pratiche dei “beni comuni”, consapevoli di trovarci su una linea nodale della storia, mentre l’autonomia degli Stati nazionali e la loro sovranità sono minacciate dal comando esplicito del capitalismo finanziario e dal suo passaggio diretto, senza mediazioni, all’esercizio del potere politico. Quella che una volta si definiva “società civile” – o spazio pubblico – vede sempre piú ridotti i suoi margini di indipendenza e di decisione rispetto agli ordini che provengono da organismi economici sovranazionali, non eletti, espressione diretta del capitale finanziario. Una forma autoritaria e concentrata di decisione politica sta sostituendo le vecchie forme della democrazia occidentale, ponendo probabilmente termine a una storia iniziata due secoli fa e alla sua idea di contratto sociale.
Le elezioni italiane prossime venture forniscono un esempio chiaro a sufficienza del processo in corso: il sistema elettorale, la campagna mediatica, gli accordi già siglati e solo nominalmente segreti tra le parti fintamente avverse, prefigurano non solo il consueto “spettacolo” a cui ci eravamo abituati negli ultimi decenni, ma una vera e propria destituzione dell’apparenza stessa della rappresentanza parlamentare. Quasi non è piú nemmeno necessario l’inganno, di fronte al fastidio esplicito che l’attuale élite tecnocratica dimostra verso ogni forma di democrazia, anche solo formale.

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1 Maggio 2012
pubblicato da Il Ponte

nazioni società nazionalismi socialismi

Numero 5-6 maggio-giugno 2012 Prezzo € 10.00

nazionalismi socialismiLa realtà della nazione riguarda una porzione di tempo alquanto ristretta. Se ci limitiamo al contesto europeo – quello che sostanzialmente è al centro di questo numero – lo si può misurare nel giro di due secoli. Si guardi l’atlante storico dell’Europa alle soglie del XIX secolo. Vi troveremo sette Stati-nazione (Francia, Portogallo, Spagna, Gran Bretagna, Paesi Bassi, Danimarca, Svezia). Di questi: il Portogallo era multietnico; Francia e Paesi Bassi avevano percentuali alquanto insignificanti di minoranze; i rimanenti erano Stati multietnici governati da un’unica nazione. Il resto della cartina d’Europa era occupato da tre imperi multietnici (ottomano, asburgico, russo). Un quarto impero (quello polacco-lituano) era da poco scomparso.

La situazione a oggi prevede una quantità di Stati in cui si intrecciano e coabitano sia Stati multietnici governati da un’unica nazione (Spagna, Gran Bretagna), sia Stati la cui legittimità in quanto luogo unificato è messa in discussione (Italia, Belgio, p. e.), sia, infine, realtà statali a forte identità etnica, risultato di disaggregazioni nazionali precedenti o di forti e profondi conflitti politici, e talora anche armati, comunque caratterizzati da un connotato di violenza e di reciproca intolleranza. È il caso della ex Jugoslavia, ma anche della Romania, dell’Ungheria e anche della Russia.
Come sostiene lo storico boemo Miroslav Hroch, il nazionalismo è un atteggiamento mentale che conferisce priorità assoluta agli interessi e ai valori della propria nazione rispetto a qualsiasi altro interesse e valore di altre nazioni. Laddove la nazione è stata prevalentemente definita su tre dati essenziali: la memoria di un passato percepito dal gruppo come un destino; il solido intreccio di legami linguistici e culturali che fonda una capacità di comunicazione sociale piú alta dentro il gruppo che al suo esterno; la concezione dell’eguaglianza di tutti i membri del gruppo organizzato in quanto società civile.

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1 Febbraio 2012
pubblicato da Il Ponte

Federalismo. Proposte di riforma della convivenza civile

Numero 2-3 febbraio-marzo 2013 Prezzo € 20.00

federalismoA cura di Fabio Masini e Roberto Castaldi

È un giorno imprecisato del 1941; una giovane donna sta per imbarcarsi su un traghetto quando viene fermata dalla polizia. È stata per qualche tempo insieme al marito, confinato per antifascismo sull’isola di Ventotene. Oltre a una valigia ha in mano un sacchetto con un pollo arrosto, dentro al quale sono state accuratamente nascoste delle cartine da sigaretta. La polizia deve effettuare la perquisizione di rito. Ma anche stavolta la messinscena funziona: «la polizia la chiudeva in una stanza con una vecchia inserviente la quale invece di perquisirla intascava una lauta mancia, e un quarto d’ora dopo apriva la porta annunziando che tutto era in ordine».

La giovane donna si chiamava Ursula Hirschmann e sulle cartine da sigaretta era stato vergato da Ernesto Rossi e Altiero Spinelli, in collaborazione con suo marito Eugenio Colorni, un documento di azione politica, poi intitolato Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto. Quel documento avrebbe animato e guidato le speranze di riscossa del Vecchio Continente all’indomani del secondo conflitto mondiale, agitando davanti ai difficili compromessi diplomatici l’opzione radicale di un’integrazione politica dell’Europa fondata sull’esperienza che aveva unito nel lontano 1787 le tredici colonie statunitensi in un’unione federale.

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